Ministero per i Beni Culturali e Ambientali
Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici
Per le Provincie di Firenze, Pistoia e Prato
PALAZZO D’AMBRA
Firenze – Via dei Conti n. 6
Relazione
Palazzo D’Ambra risale, nella sua conformazione attuale, alla seconda metà del XVI secolo e fu realizzato dall’unione di lotti più antichi.
Il tessuto viario nel quale esso si inserisce ebbe originariamente la denominazione di Forca di Campo Corbolini – per la particolare sequenza dei percorsi – poi modificata in via del Fornaio della Forca e quindi nell’odierna via dei Conti.
L’attuale palazzo si sviluppa sopra un’area un tempo occupata da edifici di modeste dimensioni, riconducibili alle famiglie Guasconi e Mancini; due di essi pervennero, dopo una serie di passaggi di proprietà, agli Strozzi, che affidarono a Piero di Daniello il compito di unificarli e ristrutturarli.
Nella seconda metà del Cinquecento la famiglia D’Ambra, divenutane proprietaria, estese la fabbrica fino all’attuale dimensione mediante l’acquisto di alcuni beni già appartenuti ai Cennini, ai Tinghi, ai Franchini di San Miniato e al Capitolo di San Lorenzo; ulteriori interventi edilizi conferirono alla facciata la caratteristica morfologia tardorinascimentale. La Pianta di Stefano Buonsignori conferma nel 1584 la presenza di un impianto murario di grande rilevanza per il tessuto locale, ulteriormente precisato in elaborati topografici e successivi, come la pianta Zocchi-Magnelli del 1783.
Per quanto di estrazione mercantile e di provenienza senese, i duchi D’Ambra risultavano iscritti a pieno titolo fra la nobiltà fiorentina e godevano di ottimi rapporti con la corte medicea, come suggerisce lo stemma segnavento posto sul tetto e datato 1664.
Al favore dei Medici fa seguito quello dei Lorena, che consente un considerevole ampliamento del patrimonio della casata. Tale opulenza è testimoniata dalle trasformazioni architettoniche operate nella seconda metà del Settecento per iniziativa di Fabio D’Ambra e del figlio Orazio, legato da vincoli matrimoniali ai marchesi Feroni. A questo periodo risale infatti la costruzione al piano terra dei vasti locali di servizio e del Teatrino; anche il piano nobile appare interessato da apporti decorativi di particolare rilevanza, affidati talvolta ad artisti di fama come Tommaso Gherardini.
Il prestigio del palazzo, frequentato da tutta la nobiltà fiorentina, è testimoniato anche dall’eleganza e dalla ricchezza degli interni, di cui rimane traccia nei soffitti dipinti, nelle porte e negli scuri delle finestre finemente decorati con figure e putti alati, nei caminetti variamente fregiati con lo stemma familiare (collare d’ambra) e con decorazioni floreali.
Nel 1816, con la morte di Maria Prudenza Feroni-D’Ambra, la casata si estinse; con sovrano rescritto, il titolo e i beni furono trasferiti a Giuseppe di Niccolò Luperelli. La discendenza maschile di questa linea ereditaria terminò nel 1847 e il palazzo venne ereditato dal marchese Carlo Bargagli dopo le nozze con Giulia Caterina D’Ambra.
Con la caduta dei Lorena, cui erano legati da stretti rapporti di amicizia, i duchi D’Ambra cadere in disgrazia; molti dei loro beni furono confiscati, altri venduti; il palazzo di via de’ Conti fu diviso in appartamenti e botteghe.
Gli antichi locali di scuderia furono locati alla società “Bozzi”, che introdusse a Firenze il commercio delle biciclette.
Sempre al piano terra si era stabilita, alla fine dell’Ottocento, la ditta “Pennetti e Fattori”, che destinò i locali a negozio di musica e che, oltre ad esporre strumenti e pianoforti di pregio, recuperò e restaurò l’antico teatrino di epoca granducale, trasformandolo in luogo di ritrovo, sorta di salotto - caffè concerto ove far musica e bel canto. L’iniziativa ebbe fortuna fra gli intellettuali e le famiglie dell’alta borghesia fiorentina; fra i nomi dei frequentatori del locale si annoverano quelli di Puccini e Mascagni, oltre a quelli dei più famosi cantanti dell’epoca.
Agli inizi del Novecento, alla morte del marchese Alfredo, ultimo dei Bargagli, il palazzo passò alla sua dama di compagnia, Rosa Brandi, i cui eredi ne sono ancora proprietari.
La facciata di palazzo D’Ambra si presenta ampia ed elegante, scandita da due cornicioni marcapiano e da due serie di aperture a tutto sesto ma con mostra ogivale in pietra arenaria. La modesta rilevanza del bugnato si ripete nei portali al piano terra e nelle nove finestrature alle quote superiori.
Adiacente al corpo principale si distingue la parte originariamente destinata a servizi, caratterizzata da un fronte assai semplificato e da un arco a sesto ribassato che disimpegnava le scuderie. Nonostante la primitiva funzione pertinenziale, questo edificio ha una configurazione nettamente diversa dal palazzo; i locali del piano nobile lungo la facciata sono però collegati con quelli del corpo principale a formare un unico appartamento, dove peraltro le due diverse parti sono chiaramente distinte e riconoscibili.
Dal portone principale si accede ad un elegante atrio con volta a vela e cornici perimetrali dipinte; la specchiatura centrale è occupata dalla grande insegna della Famiglia con emblema cavalleresco e il motto Semper suaves.
Molti degli ambienti del piano nobile sono caratterizzati da soffitti a volta dipinti, di notevole fattura: una Allegoria della musica e un Corteggio di Venere di matrice neoclassica, e la grande volta a padiglione dipinta nel terzo quarto del Settecento da Tommaso Gherardini, che vi ha rappresentato la Glorificazione della famiglia D’Ambra nel consesso dell’Olimpo. Pregevoli anche un caminetto in bardiglio giallo e un altro in onice scolpito, nonché le decorazioni di porte, sovrapporte e finestre.
Anche il piano sottotetto denuncia episodi artistici di singolare interesse, databili al tardo Seicento, come alcune lunette affrescate con Donne e cacciatori. Sono riconoscibili anche interventi neoclassici in un portale in legno dipinto con motivi di cetra, faretra, fiaccola e sovrapporta con testa di Gorgone. Notevole, infine, un caminetto in marmo statuario con architrave impreziosito da episodi mitologici a bassorilievo e appoggi laterali decorati con immagini disposte a candelabra e ispirate ai temi delle grottesche, come il riferimento a spighe, fiaccole e figure femminili con l’insegna della famiglia.
Concludendo, si può affermare che nonostante le vicissitudini, i cambiamenti di proprietà e le trasformazioni subite nel corso degli anni, Palazzo D’Ambra rimane ancor oggi un esempio importante di architettura fiorentina, dove l’impaginato sobrio della facciata si inserisce senza soluzione di continuità nel tessuto del centro storico cittadino, mentre all’interno restano pitture ed altri elementi decorativi a testimonianza dello splendore d’un tempo.
IL FUNZIONARIO
(arch. Laura Baldini)
Visto: IL SOPRINTENDENTE
(arch. Mario Augusto Lolli-Ghetti)
Le notizie storico-critiche riportate nella presente relazione sono desunte dalla scheda di catalogo del palazzo compilata dall’arch. Gabriele Capecchi.
7 GIU. 1996
VISTO:
IL DIRETTORE GENERALE